Le sanzioni economiche varate dall’Occidente per punire la Russia di Putin, fare da deterrente e ‘scoraggiare’ l’avanzata militare in Ucraina, non stanno dando i risultati sperati.
In qualche caso, anzi, sortiscono effetti indesiderati su Paesi legati a doppio filo con l’ex impero sovietico, come il Tagikistan.
La stampa estera in queste ore punta il dito sugli effetti delle sanzioni e sulla loro inefficacia nei confronti dello ‘zar Putin’.
Le misure finanziarie sanzionatorie si ripercuotono in particolare sulle rimesse degli immigrati in Russia, in particolare sui migranti che vengono dal Tagikistan.
In una settimana, dice Al Jazeera, si è perso “un terzo del valore delle rimesse dei migranti provenienti dalla ex repubblica sovietica“.
Il crollo del rublo quindi provoca danni economici non tanto sulla ricca oligarchia russa quanto sul popolo.
«Devo cercarmi un altro lavoro part-time perchè i soldi che mando a casa non bastano più per i miei bambini oramai adolescenti», racconta ad Al jazeera una donna tagica di 42 anni che lavora come domestica in Russia.
Le sanzioni, scrive il quotidiano on line Kyiv Independent, sono un deterrente debole contro Putin ma una mannaia per la popolazione meno abbiente. (clicca qui).
Il giornale ucraino scrive: «le sanzioni danneggeranno seriamente la Russia, ma difficilmente fermeranno la guerra».
Il quotidiano cita Ursula Von der Leyen che aveva detto: «Putin ha intrapreso un percorso che mira a distruggere l’Ucraina ma ciò che sta facendo in effetti è distruggere il futuro del proprio Paese».
“Le sanzioni russe colpiscono più duramente di quanto si immaginasse, e sarà sempre peggio”, titola il quotidiano on line The Conversation. Ma peggio per chi?
Per la popolazione russa che non se la passa bene, almeno non quanto il manipolo di oligarchi al potere. È probabile, rispondono diversi analisti che la popolazione russa arrivi allo sfinimento prima ancora che ci arrivi lo zar.
Con ogni probabilità la misura più devastante «è il congelamento di almeno la metà delle riserve in valuta estera della Russia, detenute dalle banche centrali».
Le banche centrali sono considerate normalmente off limits per le sanzioni.
Eppure «come Mosca aveva sottostimato la volontà e la capacità degli ucraini di combattere militarmente reagendo all’invasione, allo stesso modo il Cremlino aveva sottostimato il potere dell’Occidente di combattere tramite la leva finanziaria» scrive The Conversation.
Quanto tempo passerà prima che Putin arrivi al collasso?
Putin è galvanizzato da una guerra che sognava da tempo così estesa e potente.
Gli analisti ritengono che «l’interconnessione dei mercati finanziari globali e la partecipazione alle sanzioni hanno già visto rompersi gli accordi sull’energia» e questa rottura nuocerà anzitutto agli europei.
D’altro canto c’è chi pensa (o spera) che Putin «stia finendo le risorse e debba fermarsi»: a dirlo è l’economista russo Vladimir Mirov, che collabora col dissidente anti putiniano Aleksej Navalny.
Il quotidiano Vox invece scrive che le «sanzioni avranno un impatto devastante per il Paese» ma non necessariamente faranno da deterrente alla guerra che ha ormai superato ogni limite.