Caritas Italiana sta facendo di tutto per potenziare al meglio la propria rete di accoglienza e di emergenza destinata ai profughi provenienti dall’Ucraina.
Tuttavia, è bene chiarire che «non ci sono rifugiati, parliamo di profughi e che nella stragrande maggioranza dei casi si dirigono verso le abitazioni dei propri famigliari».
Al contempo è stato chiesto ai Comuni italiani di attivarsi per il sistema Sai: quello di protezione internazionale:
«chi non avrà possibilità di ottenere ospitalità dai famigliari potrà accedere al sistema di Accoglienza Straordinaria, per la protezione umanitaria temporanea».
A chiarire alcuni dettagli relativi agli aspetti giuridici ed umanitari della crisi ucraina è Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas Italiana, durante un webinair con il vice-direttore Paolo Beccegato.
La situazione degli «ingressi in costante crescita, è ancora gestibile al confine e il sistema di accoglienza istituzionale italiano verrà ulteriormente rafforzato – ha ribadito Forte – Il sistema CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) è stato ampliato per soli 5mila posti, perchè la maggior parte delle persone che scappano dall’Ucraina ottengono ospitalità presso i propri famigliari».
«Ad abbandonare il Paese in queste ore di conflitto sono soprattutto le famiglie residenti nelle zone non distanti dal confine – si legge nel dossier di Caritas Italiana, “Ucraina, la follia della guerra” – I media riferiscono che, in molti casi, gli uomini accompagnano alla frontiera moglie e figli per poi tornare indietro a combattere contro l’esercito russo».
Mentre, chiarendo un aspetto terminologico Oliviero Forti ha fatto sapere che:
«Il corridoio umanitario non è strumento giuridicamente attivabile, semmai si parla di canali umanitari».
Caritas nel suo dossier spiega che i principali Paesi interessati all’arrivo dei profughi sono: Polonia, Romania, Moldavia e Ungheria.
«Secondo l’Unhcr dopo i primi giorni di guerra sono centinaia di migliaia di persone gli sfollati interni ucraini e altrettanti coloro che sono fuggiti oltre confine, spostandosi nei Paesi limitrofi come Polonia, Romania, Moldavia, Ungheria, Slovacchia e alcuni addirittura in Russia», si legge.
Secondo quanto riferito dall’ONU, potrebbero essere tra i 4 e i 5 milioni i profughi che proveranno a lasciare l’Ucraina.
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