«Stiamo lasciando Kiev per raggiungere Leopoli (L’viv), ma in tre ore abbiamo fatto appena 50 km, ci troviamo sulla super strada, ma siamo in coda.
Abbiamo potuto fare solo poca benzina, non più di 20 litri, è una situazione drammatica veramente: anche la colonna di emergenza è intasata, mancano ancora 500 km per raggiungere Leopoli».
A parlare al telefono con noi dall’Ucraina è don Moreno Cattelan, missionario di Don Orione, che con un suo confratello ucraino, sta raggiungendo gli altri confratelli nella missione della città più vicina al confine.
«I russi hanno messo in campo tutto: aerei, navi ed esercito. E’ una guerra totale, cielo, mare terra».
«Ho negli occhi una scena: due fratellini con l’orsacchiotto in mano, dietro la mamma con la borsa della spesa e il papà con la valigia: scene che vediamo da stamani e macchine col bagagliaio stracolmo. Noi abbiamo preso con noi l’essenziale e speriamo di arrivare».
Don Moreno, che con i confratelli non ha voluto essere rimpatriato in Italia, «perchè – dice – il nostro posto è qui con la gente ucraina», si chiede se Leopoli sarà più sicura di Kiev.
«Sulla carta sì perchè è più vicina all’Europa ma nella realtà non so… Mettiamo nelle mani di Dio tutta la nostra gente».
Il sacerdote aggiunge: «faccio fatica a raccontare: mai ce lo saremmo aspettati.
Ieri eravamo in pellegrinaggio a 200 km da Donesk, siamo andati a pregare, ma era tutto tranquillo, nessuno poteva immaginare che nel giro di 24 ore le cose sarebbero cambiate fino a questo punto».
Don Moreno racconta della fuga di migliaia di famiglie che da stamani, prese di sorpresa dall’attacco dell’aviazione russa arrivato all’alba, sono scappate dalla capitale e dalle città limitrofe e adesso si trovano incolonnate verso l’unica via di fuga.
«Tra 50 km – dice – c’è una città dove poco fa c’è stato un bombardamento e non sappiamo se ci faranno passare… Hanno lanciato una bomba vicino ad una scuola».
Don Moreno ricorda che a Kiev c’erano sì dei segnali, «la città era predisposta per l’evacuazione, avevano fatto un piano, ma alla fine è stata una cosa davvero improvvisa: siamo proprio in guerra».
La missione di don Orione era stata avviata da appena un anno a Kiev: «abbiamo dovuto rinunciare, siamo andati via in fretta e furia dalla capitale, perchè un nostro amico che presta il servizio militare e ci ha detto di scappare subito».
Il sacerdote invita a pregare: «davvero la forza della preghiera è una grande potenza, assieme al papa preghiamo tutti perchè si arresti questa follia, perchè non si allarghi, almeno, questa guerra».
C’è un monastero non lontano dalla missione di Leopoli e don Moreno dice: «se servirà quel monastero potrà accogliere i profughi, ma non sia mai che debba accadere».