Tratta di esseri umani: “tragedia che non può essere ignorata”.

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«In Libia si stanno vivendo gravissime violazioni dei diritti umani: dallo sfruttamento sessuale e del lavoro, alle uccisioni alle torture», sebbene la detenzione forzata nei campi libici non appartenga strettamente al fenomeno della tratta degli esseri umani. «Ma la dinamica di sfruttamento» è la stessa e rientra nel percorso di persone gravemente abusate.

Lo ha spiegato suor Gabriella Bottani, coordinatrice del network internazionale Talitha Kum, nel corso di una conferenza stampa in Vaticano.

L’occasione è stata la presentazione della Giornata mondiale di preghiera contro la tratta, che si tiene l’8 febbraio, memoria liturgica di Santa Bakhita.

«La tratta degli esseri umani è una tragedia che non può essere ignorata e ognuno è chiamato a contribuire se non vuole farsi complice di un crimine contro l’umanità», ha ammonito anche il gesuita padre Frederic Fornos, citando le parole di papa Francesco.

«C’è una distinzione da fare tra tratta e contrabbando, ed è difficile stabilire un limite tra le due cose –  ha spiegato suor Gabriella – Noi non abbiamo una nostra presenza in Libia, ma aderiamo alla richiesta di sostenere la crescita di una rete nell’Africa centrosettentrionale, soprattutto in Niger» e da poco anche in Tunisia.

La rete internazionale di religiose e religiosi Talitha Kum è stata creata nel 2009 dall’UISG (Unione Internazionale Superiore Generali) e celebra quest’anno dieci anni di attività. 

Prevenzione, sensibilizzazione, protezione e preghiera: Talitha Khum opera in in 77 Paesi con oltre duemila suore dei 5 continenti per realizzare attività di contrasto ai trafficanti.

Tredici dei Paesi coinvolti si trovano in Africa e 13 in Asia, mentre 17 sono i Paesi delle Americhe dove le suore lavorano.

«In Messico ricordo di aver incontrato Maria, una giovane di 18 anni che aveva il corpo irrigidito dalla violenza subita – ha raccontato suor Gabriella – Ho alzato lo sguardo e un raggio di luce ha brillato nei suoi occhi, ho visto riprendere la speranza».

«Il traffico di esseri umani è inconcepibile: come è possibile oggi, nel XXI secolo? – si è chiesto padre Michael Czerny, sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale – E’ nostro compito andare  a fondo per capire più chiaramente come faccia a persistere».

La chiave nel contrastare i meccanismi di traffico delle persone sta proprio nel lavorare su due livelli, hanno spiegato i relatori. Uno è quello del crimine internazionale organizzato e l’altro, forse il più incomprensibile, è quello della tratta interna.

«Ciò che è più difficile da comprendere  – ha detto padre Czerny – è che la tratta si può radicare nelle realtà più normali, non criminali» alimentata dalla povertà delle famiglie stesse, che contribuiscono a ‘vendere’ i propri figli.

E’ la tratta ‘di secondo livello’, quella più subdola, che avviene all’interno dei Paesi con alti tassi di povertà umana, e che è composta da una rete di persone apparentemente estranee al crimine organizzato.

In una trappola simile è caduta anche Rejoice, ragazza di 19 anni, nigeriana, ‘sopravvissuta’ alla tratta, che ora vive protetta dalle suore della rete Talitha Kum.

Era presente anche lei alla conferenza stampa, assieme ad un’altra donna sopravvissuta alla tratta ed entrambe hanno raccontato ai giornalisti la loro storia.

Rejoice è stata tradita dalla sua stessa famiglia (il marito di una sorella) poi ‘venduta’ ai trafficanti ancora minorenne per fare la prostituta in Europa.

La ragazza ha raccontato che da Benin City è arrivata sulle coste della Sicilia e sarebbe stata condotta poi in Spagna, se a Catania non fosse stata liberata dalle catene di un destino segnato, accolta dalla rete delle religiose di Talitha Kum.

«Il mio sogno futuro è quello di fare il medico», ha confidato la giovane donna ai giornalisti.