Il Papa: ascoltare con il cuore per una buona informazione

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Declinare il verbo “ascoltare” in tutte le infinite valenze che implicano, oltre all’uso delle orecchie, anche e soprattutto quello del cuore.

E’ questo il senso del messaggio che papa Francesco ha divulgato oggi, nel giorno della festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, per la 56esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali.

Scandagliando la grammatica della comunicazione “Ascoltare con le orecchie del cuore”, come recita il titolo del messaggio, è la condizione essenziale per un autentico dialogo che “dà vita” alle notizie.

Spiega infatti il papa che «l’ascolto sta conoscendo un nuovo importante sviluppo in campo comunicativo e informativo, attraverso le diverse offerte di podcast e chat audio, a conferma che l’ascoltare rimane essenziale per la comunicazione umana.

A un illustre medico, abituato a curare le ferite dell’anima, è stato chiesto quale sia il bisogno più grande degli esseri umani. Ha risposto: “il desiderio sconfinato di essere ascoltati”.

Un desiderio che spesso rimane nascosto, ma che interpella chiunque sia chiamato ad essere educatore o formatore, o svolga comunque un ruolo di comunicatore: i genitori e gli insegnanti, i pastori e gli operatori pastorali, i lavoratori dell’informazione e quanti prestano un servizio sociale o politico».

L’ascolto resta una dimensione dell’amore e «solo facendo attenzione a chi ascoltiamo, a cosa ascoltiamo, a come ascoltiamo, possiamo crescere nell’arte di comunicare, il cui centro non è una teoria o una tecnica, ma la «capacità del cuore che rende possibile la prossimità» (Evangelii gaudium)…

La vera sede dell’ascolto è il cuore» è detto nel messaggio.

L’attenzione all’altro è ciò che caratterizza il servizio ad una comunicazione che non sia fine a sè stessa perché «ciò che rende la comunicazione buona e pienamente umana è proprio l’ascolto di chi abbiamo di fronte, faccia a faccia, l’ascolto dell’altro a cui ci accostiamo con apertura leale, fiduciosa e onesta.

La mancanza di ascolto, che sperimentiamo tante volte nella vita quotidiana, appare purtroppo evidente anche nella vita pubblica, dove, invece di ascoltarsi, spesso “ci si parla addosso”».

Non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare e per un’informazione equilibrata e completa «è necessario aver ascoltato a lungo. Per raccontare un evento o descrivere una realtà in un reportage è essenziale aver saputo ascoltare, disposti anche a cambiare idea, a modificare le proprie ipotesi di partenza. Solo se si esce dal monologo, infatti, si può giungere a quella concordanza di voci che è garanzia di una vera comunicazione».

Come insegnano gli esperti del mestiere, bisogna confrontare più fonti, cercare la verità più che l’effetto di uno scoop, permette di offrire un servizio prezioso alla società «in questo tempo ferito dalla lunga pandemia» in cui troppe fake news hanno diffuso sfiducia verso l’informazione ufficiale, creando «una “infodemia”, dentro la quale si fatica sempre più a rendere credibile e trasparente il mondo dell’informazione».

Per vincere i pregiudizi e le diffidenze, papa Francesco ribadisce la necessità di «ascoltare in profondità, soprattutto il disagio sociale accresciuto dal rallentamento o dalla cessazione di molte attività economiche. Anche la realtà delle migrazioni forzate è una problematica complessa e nessuno ha la ricetta pronta per risolverla.

Per vincere i pregiudizi sui migranti e sciogliere la durezza dei nostri cuori, bisognerebbe provare ad ascoltare le loro storie. Dare un nome e una storia a ciascuno di loro.

Molti bravi giornalisti lo fanno già. E molti altri vorrebbero farlo, se solo potessero. Incoraggiamoli! Ascoltiamo queste storie! Ognuno poi sarà libero di sostenere le politiche migratorie che riterrà più adeguate al proprio Paese. Ma avremo davanti agli occhi, in ogni caso, non dei numeri, non dei pericolosi invasori, ma volti e storie di persone concrete, sguardi, attese, sofferenze di uomini e donne da ascoltare».