Caos e disordini post-elettorali mettono a dura prova il Camerun che il 7 ottobre scorso ha affrontato la difficile prova elettorale per il rinnovo del Presidente.
Maurice Kamto, il leader del partito d’opposizione “Movimento per la rinascita del Camerun”, ha già reclamato la sua vittoria sul presidente in carica Paul Biya, sebbene gli scrutini siano ancora in corso.
Per legge in fatti ogni collegio elettorale deve sottoporre i propri risultati alla Corte Costituzionale, non prima d’esser passati, però, al vaglio di una Commissione elettorale, la Elecam. Sarà infine solo la Corte ad annunciare il risultato finale entro 15 giorni dal voto.
«Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo», ha annunciato Kamto già ieri ai suoi elettori.
La Reuters riferisce che il candidato alle presidenziali, durante una conferenza stampa nella capitale Yaounde, ha invitato «il presidente uscente ad organizzare in modo pacifico un trasferimento dei poteri». Le sue dichiarazioni hanno scatenato la rabbia dell’attuale governo che lo ha definito un ‘fuorilegge’ e ha replicato per bocca del ministro dell’Informazione, Issa Tchiroma Bakary: «il governo è responsabile della protezione dell’ordine pubblico, se qualcuno va contro le istituzioni se la vedrà con la piena applicazione della legge».
Il ministro del lavoro, Gregoire Owona, che è anche vicesegretario del partito di Biya, ha scritto in un tweet: «vi raccomando caldamente di non legarvi ad alcun movimento violento e insurrezionale».
Il rischio in effetti è alto, anche perché da un anno a questa parte le regioni anglofone del Sudest del Camerun sono in fibrillazione per via dei movimenti separatisti che spingono per la piena indipendenza dal resto del Paese.
Fratel Fabio Mussi, missionario comboniano in Camerun, da noi intervistato prima del voto ci aveva riferito d’esser preoccupato per il rischio di insurrezione nelle zone separatiste, che rappresentano una minaccia «grave perché sono una guerra fratricida».
Che queste elezioni fossero a rischio lo si era capito fin dall’inizio: l’attuale presidente, Paul Biya, 85 anni, in carica dal 1982 e al suo sesto mandato, non è intenzionato a lasciare il potere e i timori di frodi elettorali e manipolazione dei voti sono tuttora molto elevati.
Foto dal sito US Africa