Sul fronte del Piano Mattei «l’Agenzia di Cooperazione allo Sviluppo si mette in scia e fa la volata ciclisticamente alle direttive che arrivano dal nostro governo».
E ancora: «c’è un bell’allineamento: innanzitutto direi che l’Agenzia è un attore fondamentale del Piano Mattei e ha un perimetro più largo di quello della Cooperazione storica.
Si innesta su una tradizione importante: quella di attori istituzionali, il Ministero degli esteri, Cassa depositi e prestiti e una galassia in cui le costellazioni sono quelle della società civile e del settore privato».
Nelle costellazioni della galassia citata, Marco Rusconi, Direttore dell’AICS, tra i protagonisti della cabina di regia del Piano Mattei per l’Africa, non annovera le ONG.
Ma le fa rientrare con ogni probabilità nel contenitore della società civile.
Così il dirigente ha introdotto il dibattito sulle “sfide, i rischi e le opportunità” del Piano Mattei, nell’ambito di un webinar organizzato da Focsiv, Missio e Caritas.
Per Rusconi, in perfetta sinergia con la Presidenza del Consiglio dei ministri, la priorità è sviluppare progetti di una certa entità economica.
Nei quali gli attori privati abbiano un ruolo più rilevante, grazie alla legge 125: «oltre la metà dei progetti presentati hanno l’impresa come partner», ha detto.
«Piccolo è bello – ha precisato Rusconi – ma medio-piccolo è ancora più bello.
Dobbiamo fare uno sforzo per posizionarci su ambiti più impattanti e dimensionamenti più grandi che abbiano un maggior impatto».
Vale a dire, progetti che con ogni probabilità avranno poco a che vedere con la Cooperazione allo sviluppo non governativa e molto a che fare con le strategie macroeconomiche per l’Africa.
D’altro lato lo stesso Lorenzo Ortona, della task force del Piano Mattei sul versante della presidenza del Consiglio, ha citato un “fiore all’occhiello” dei futuri interventi del Piano Mattei in Africa: la partecipazione italiana al corridoio di Lobito.
Si tratta, lo ricordiamo, di un’arteria ferroviaria lunga circa 1.600 chilometri (Stati Uniti e Unione europea tra i finanziatori), che collegherà lo Zambia settentrionale all’Angola, passando per la Repubblica democratica del Congo.
«Il progetto più grande pensato finora, per la costruzione di una linea ferroviaria ed energetica», ha precisato Ortona.
Ma che ruolo possono avere le Ong italiane in questo progetto che di Cooperazione classica sembra mantenere davvero pochissimo?
Ivana Borsotto, presidente della Focsiv, pur manifestando apprezzamento per le linee generali del Piano Mattei, in apertura del webinar ha tenuto a sottolineare:
«abbiamo sentito la necessità di fermarci e di chiedere e di chiederci, quale contributo possiamo dare noi.
Siamo attori della cooperazione e della solidarietà e in questo ruolo intendiamo esercitare al meglio la responsabilità di essere parte integrante della politica estera dell’Italia».
E ancora Borsotto:
«Soprattutto in tempi drammatici come questi ci pare importante ragionare sulle opportunità e i rischi del Piano Mattei, che è uno strumento importante in politica estera”.
Silvia Stilli, presidente della rete Aoi, che partecipa alla Cabina di regia del Piano Mattei in rappresentanza della società civile, ha replicato con forza ad Ortona.
Obiettando anzitutto che “le organizzazioni della società civile lavorano da oltre 30 anni facendo sistema”.
“Ho 62 anni – ha detto Stilli – e da oltre 30 anni mi occupo di Cooperazione.
E non è certo il Piano Mattei che ci indica come lavorare facendo sistema”.
Ha poi contestato uno dei progetti del Piano che erano stati elencati tra gli esempi virtuosi dallo stesso Ortona:
“L’intervento citato di Bonifiche Ferraresi in Algeria non ci convince per niente.
Anche il vescovo di Ferrara, Perego, su questo progetto ha sollevato obiezioni: che modello di agricoltura stiamo proponendo?
Il Land grabbing è un pericolo, lo ricordiamo”.