«La Chiesa qui è molto sinodale, i processi sinodali sono iniziati da tempo, non sono nuovi ma questa è anche una Chiesa tradizionalista, persino nelle ultime generazioni di presbiteri».
Così don Giuseppe Luigi Spiga, classe ’72, fidei donum nel Maranhao, in Brasile, raccontava ai microfoni del Cum, durante l’incontro dei missionari italiani, la sua esperienza nel grande Paese latinoamericano.
Oggi don Spiga è vescovo: il papa lo ha appena nominato a capo della Chiesa della diocesi di Grajaú, nel nord-est del Brasile.
Don Spiga, originario dell’Arcidiocesi di Cagliari, è fidei donum di Viana (sempre nello Stato del Maranhao), ed è stato vicario generale della stessa diocesi e rettore del Seminario Maggiore São Bonifácio.
«In generale la Chiesa qui in Brasile è viva e colorata.
Si mantengono vive anche le Comunità di Base e le nuove comunità: è un contesto in continuo movimento ed è importante per noi incontrarci!», aveva detto con Spiga intervistato da Paolo Annechini.
«La nostra presenza di missionari è importante: per la condivisione, per le ricchezze che la Chiesa brasiliana ci trasmette. Siamo qui e riceviamo tanto dalle persone!».
E ancora: «La sfida è ritornare al vangelo e viverlo! E anche basarsi tanto sulla carità».
Lo Stato del Maranhao, nel Nord-est brasiliano è una delle regioni più sofferte dell’immenso Paese latinoamericano: qui tra l’altro, a Viana, sorge un carcere federale dove uomini e donne scontano la pena nella stessa struttura.
E pagano il prezzo più alto della reclusione, subendo ogni genere di violenze e maltrattamenti.
Non a caso diversi missionari italiani sono presenti nelle diocesi di Viana e in quella di Grajaú, per portare conforto e speranza al popolo.