Giornata contro la Tratta, Idos: “vittime sono i nuovi schiavi, non i nostri Stati”

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«La giornata è l’occasione per rimettere ordine nel vociare, spesso volutamente confuso, che ruota attorno al tema delle migrazioni e che, rovesciando totalmente le priorità umane, etiche e giuridiche, antepone la difesa dei confini alle vite in carne ed ossa di donne, uomini e minori».

Sono «vite sacrificate alla ragion di Stato, ridotte a oggetto di scambio e contrattazione internazionale, ignorate nelle loro sofferenze e speranze, violate nel rispetto dei loro diritti più elementari».

Nella 11ª Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, istituita nel 2015 da Papa Francesco in ricordo di santa Giuseppina Bakhita, così si esprime il Centro Studi e Ricerche IDOS.

Secondo l’Onu sono almeno 50 milioni le persone vittime di schiavitù nel mondo (lavoro forzato, sfruttamento sessuale e lavorativo, attività illecite, accattonaggio), in particolare donne, bambini, migranti e rifugiati.

Una vittima su tre è un minore e, nello sfruttamento sessuale, quasi otto su dieci sono donne.

«Eppure, i Paesi europei destinatari dei flussi migratori si rappresentano come vittime dei movimenti di persone e si organizzano per aggirare e rendere ineffettivo il diritto internazionale, faticosamente costruito nel Novecento sulle ceneri delle atrocità della Seconda guerra mondiale», scrive IDOS.

Secondo l’ultimo Report del Numero Verde Nazionale Antitratta, nel 2023 le nuove prese in carico realizzate dal Sistema Antitratta sono state 762 (a fronte delle 861 del 2022) e la Nigeria si conferma il primo Paese di origine delle persone assistite dai progetti, insieme a Marocco, Pakistan, Costa d’Avorio, Brasile, ma anche Bangladesh, Tunisia, Senegal, Mali.