Yemen: i bambini continuano a morire, stallo sulla pace

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I bambini continuano a morire sotto le bombe in Yemen, mentre intere famiglie per sopravvivere sono costrette a cibarsi di foglie essiccate.

Dopo tre anni di guerra civile mancano del tutto i beni di prima necessità e gli interventi delle agenzie Onu non sono sufficienti a scongiurare la morte per malnutrizione.

La guerra – alimentata da Arabia Saudita più alleati da una parte, e Iran dall’altra – sta uccidendo soprattutto i più vulnerabili e i bambini sono le prime vittime.

L’ultima breaking news di Al Jazeera parla di un attacco aereo avvenuto sabato scorso su Saada, provincia di Marran, un’area poverissima ad appena 40 chilometri dall’Arabia Saudita, che ha distrutto abitazioni civili e ucciso due fratellini: Nabil di tre anni e la piccola Sumood, appena nata.

Le notizie di Sadaa news riferiscono che i due bambini appartenevano ad una famiglia di sfollati interni che era stata dislocata di recente a Marran, dopo la distruzione della loro precedente abitazione in una zona bombardata.

E’ evidente che in Yemen manca totalmente la protezione dei civili e che le famiglie sono i primi target dei contendenti sul campo sostenuti dalle rispettive coalizioni internazionali.

L’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, Martin Griffith, che sta mediando tra ribelli e governativi, è arrivato ieri a Sanaa per incontrare i rappresentanti dei ribelli Houthi, proprio mentre si intensificava l’offensiva governativa sostenuta dalla coalizione saudita, tesa alla riconquista di Hodeidah.

Il tentativo Onu di portare i due contendenti al tavolo della pace, a Ginevra, il 6 settembre scorso, è sostanzialmente fallito ancor prima di iniziare.

Gli Houthi hanno accusato le Nazioni Unite di non fornire sufficienti garanzie per un loro rientro sicuro a Sanaa e di non garantire l’evacuazione dei ribelli feriti verso l’Oman.

Insomma, la guerra prosegue. E il fronte della coalizione internazionale che sostiene il governo legittimo yemenita, formata da Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, non demorde e vuole riconquistare le zone cruciali, come il porto di Hodeidah che è abbastanza strategico per i suoi interessi.

L’Iran si schiera invece dalla parte dei ribelli che vogliono mantenere le roccaforti del Paese.

Il resto della comunità internazionale non ha urgenza di mettere termine a questo conflitto, diventato però un’emergenza umanitaria senza precedenti.