La mobilità migratoria in Italia è fatta di fotogrammi in movimento.
Per capirlo bisogna leggere il 33esimo Rapporto Immigrazione “Popoli in cammino” curato da Caritas Italiana e Migrantes, in collaborazione con altre Fondazioni e Uffici Cei, presentato questa mattina a Roma presso l’Università Urbaniana.
«E’ importante affrontare l’immigrazione alla luce dei rapporti umani che non possono essere disattesi e sistematicamente violati o svuotati», scrive in apertura del volume il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI.
Il Paese reale è «più avanti nell’integrazione dei migranti rispetto a un dibattito politico troppo legato alla logica emergenziale», scrive.
D’accordo con questa lettura monsignor Giuseppe Baturi, segretario della Conferenza Episcopale Italiana che ha sottolineato la necessità di andare oltre le cifre ed entrare nel vivo delle molte realtà culturali ed umane, poiché «l’eccessiva politicizzazione del fenomeno migratorio impedisce la creazione di un sistema di accoglienza autentico e non opportunistico».
Bisogna infatti puntare su azioni di integrazione e formazione all’interno di percorsi di studi che vanno dalle classi dell’obbligo fino alla collaborazione tra università del Mediterraneo, come auspicato dalla Carta di Firenze del 2022.
«Pensare alla pace è pensare all’educazione – ha detto monsignor Baturi -. La pace senza educazione dura poco, è solo una pausa dentro un conflitto».
I dati del report, curato da Simone Varisco (Migrantes) e Manuela De Marco (Caritas) parlano di 5 milioni e 300.000 i cittadini stranieri residenti in Italia; oltre 200mila dei quali hanno ottenutola cittadinanza lo scorso anno, e rappresentano il 9% della popolazione residente.
Si tratta di un aumento del 3,2 per cento dei cittadini stranieri residenti: i migranti sono triplicati negli ultimi 50 anni passando dagli 84 milioni del 1970 ai 281 milioni di oggi, stando ai dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), fino a rappresentare il 3,6% della popolazione globale.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro cresce l’occupazione, anche se i contratti di molti cittadini stranieri sono come “personale non qualificato” e le donne hanno tassi occupazionali inferiori a quello delle italiane. Il fenomeno dell’abbandono scolastico per i giovanissimi stranieri è in aumento, dato che quasi un terzo di loro, lascia prematuramente la scuola, in particolare dopo la scuola secondaria di primo grado.
Sui fronti dell’integrazione nel mondo del lavoro, della scuola, della cittadinanza e della vita religiose «si misura come l’inclusione sia all’opposto della mentalità individualistica che è negazione della relazione e dell’umanità stessa» ha detto Varisco, commentando alcuni capitoli e sottolineando l’importanza di uscire dalla logica dei numeri per entrare nel vivo delle storie.
Come il contributo della Fondazione Missio con la testimonianza di padre Lambert Okere, clarettiano nigeriano, viceparroco a Trieste che vive il «servizio missionario in Italia» portando il calore della Chiesa africana nella pastorale della parrocchia;
o come Stefania N’Kombo, dell’associazione Lunaria, cresciuta in Italia e impegnata in attività di sensibilizzazione alla lotta al razzismo che ha detto:
«Si continuano a rappresentare le persone di origine straniera come una pericolosa massa unica in arrivo attraverso gli sbarchi…oppure in rari casi come l’eccezione rappresentata da singole personalità meritevoli di essere, tutto sommato considerate parti della società».
«Non è possibile realizzare un’efficace e autentica accoglienza dei migranti – ha detto in chiusura monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore di Migrantes – né una loro protezione, promozione e integrazione, se si curano solo gli aspetti economici o lavorativi, ignorando le dimensioni sociali e relazionali».
Infatti l’accoglienza autentica del migrante può essere solo quella che riguarda una persona che «da ospite (spesso considerato passivo oppure costretto alla passività) diventa soggetto partecipe e attivo, offrendo un contributo personale alla crescita del tessuto sociale, del quale fa parte».