Si è chiusa oggi la tappa romana della rassegna “The Last 20”, una tre giorni di incontri alla facoltà di Lettere dell’Università Tor Vergata, che ha visto alternarsi oltre 40 relatori – studiosi, attivisti, politici, giornalisti – sui temi della povertà e dell’insicurezza alimentare; della condizione femminile nel mondo e della finanziarizzazione dell’economia.
L’obiettivo «è quello di proporre un altro sguardo sul nostro Pianeta, una prospettiva che ci permetta di misurare la temperatura sociale, economica e ambientale del mondo e di immaginare una strada per uscire dalle crisi globali», si legge nel comunicato divulgato al termine dei lavori.
L’evento è organizzato da una serie di sigle tra cui: Federazione delle diaspore africane in Italia, Focsiv, Fondazione Terres des Hommes.
I Paesi ‘poveri’ non sono nati così, «ma si sono impoveriti, mentre quelli ricchi si sono arricchiti a danno di altri, grazie a schiavismo, colonialismo, furto di terre e acqua, sfruttamento economico e di risorse», ha ricordato Cinzia Scaffidi, giornalista e docente all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
Numerosi gli interventi di rappresentanti della società civile di Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Guinea, Libano, Mali, Mozambico.
Tra le voci più autorevoli sui temi della sicurezza alimentare, quella di Lilia Ghanem, libanese, direttore de L’Ecologist per l’area del Medio Oriente, che ha fatto notare come due persone su tre affamate vivano in un Paese in guerra, e che la fame stessa è diventata «una strategia di guerra», un modo per colpire le popolazioni più vulnerabili.
I principali focus del dibattito hanno riguardato «fame e insicurezza alimentare, povertà e condizione femminile, con particolare attenzione alle zone più “calde” del Pianeta, come l’Africa ma anche l’Afghanistan e il Libano».
Riccardo Petrella, docente emerito all’Università di Lovanio, ha tratteggiato alcune delle cause della povertà nei Paesi Last 20: «Se c’è fame nel mondo – ha detto – se ci sono popoli che non hanno accesso all’acqua, è anche una questione di consapevolezza: in pochi sanno, ad esempio, che l’acqua è entrata in borsa. Siamo infatti dominati, anche dal punto di vista dell’informazione, da gruppi sociali il cui interesse è finanziarizzare e privatizzare non solo l’economia ma la vita stessa».
Una forma di patriarcato, anche questa, mentre i poveri «restano fuori mercato», ha concluso Petrella.
La giornata di domenica è stata interamente dedicata alla condizione femminile nei L20 e segnatamente in Afghanistan. Il tavolo, coordinato da Lorena di Lorenzo dell’associazione “Binario 15” e Antonella Garofalo del Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane (Cisda), ha raccolto le testimonianze di donne impegnate sui temi della giustizia economica e sociale.
«Le donne afghane -ha detto Huma Saeed, accademica afghana dell’Università di Lovanio, – non vogliono più tornare indietro, ma saranno costrette ad affrontare una realtà durissima. Tutti i segnali dicono che l’Afghanistan diventerà un’altra Arabia Saudita».
Saeed ha ricordato che le donne «quanto e forse più degli uomini sono vittime dei conflitti, e che oltretutto non vengono mai consultate nel corso del processo di pace».
Il comitato Last 20 lavorerà per creare una task force con l’obiettivo di mettere assieme le conoscenze, le nozioni scientifiche e le professionalità: le prossime tappe della kermesse saranno Abruzzo e Molise, dal 17 al 20 settembre; Milano dal 24 al 26 settembre e infine Santa Maria di Leuca all’inizio di ottobre.