Papa Francesco su migrazioni: “Abbattere il muro della complicità comoda”

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Adottare una «gestione globale e condivisa», con un approccio collettivo al fenomeno migratorio, per non lasciare soli i singoli Paesi nell’affrontare gli arrivi dei migranti.  

E’ in sintesi quanto espresso oggi dalla Santa Sede nel corso di un incontro in Vaticano sulla migrazione internazionale. Si tratta di una visione spesso ribadita dal Papa e che oggi assume un valore “politico” poichè viene espressa in concomitanza con i recenti fatti della nave Aquarius respinta sia dall’Italia che da Malta. Fin qui la linea ufficiale diplomatica.

Ma Papa Francesco oggi ha detto qualcosa di più: pur spronando la Comunità  internazionale a lavorare unita ha aggiunto che bisogna andare oltre il muro «della complicità comoda». 

Nelle ultime righe del suo appello, fatto giungere nel corso dell’incontro diplomatico tra Vaticano e Messico, il Papa ha spiegato che rifugiati, sfollati e vittime del traffico di esseri umani,

«sperano che abbiamo il coraggio di abbattere il muro di quella complicità comoda e muta che aggrava la loro situazione di abbandono e che poniamo su di loro la nostra attenzione, la nostra compassione e la nostra dedizione». 

Chi ha orecchie per intendere intenda, anche l’Italia: è necessario sì l’impegno collettivo di tutti i Paesi, argomenta il pontefice, dal momento che il fenomeno migratorio «ha una dimensione transnazionale, che supera le possibilità e i mezzi di molti Stati»ma è anche urgente che i Paesi che accolgono lo facciano davvero con sensibilità e senso di solidarietà reale. 

A margine dell’incontro ufficiale, il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin, a domanda diretta dei giornalisti circa il comportamento dell’Italia e del ministro Salvini, aveva risposto seguendo la linea più soft: «credo sia importante una risposta comune e che l’Italia non sia lasciata sola». Nessun monito e nessuna condanna. L’accento è stato posto sulla responsabilità collettiva dell’Europa, scegliendo di non colpevolizzare i singoli Stati, anche chi in questi giorni ha deciso di non accogliere.  

Nel discorso del Santo Padre non ci sono condanne esplicite, però viene tracciata una strada chiara: «questa cooperazione internazionale è importante in tutte le tappe della migrazione, dal Paese di origine fino alla destinazione, come pure nel facilitare il ritorno e il transito. In ognuno di questi passaggi, il migrante è vulnerabile, si sente solo e isolato. Prendere coscienza di questo è di capitale importanza se si vuole dare una risposta concreta e degna a questa sfida umanitaria».

Lasciando intendere che l'”accompagnamento” dei richiedenti asilo non dovrebbe limitarsi soltanto al momento dello sbarco, ma essere costante in tutto il percorso del viaggio. Ovviamente per il Santo Padre questo approccio globale deve basarsi sul senso di giustizia e di compassione per l’altro.

«Nel momento attuale, in cui la Comunità internazionale è impegnata in due processi che condurranno ad adottare due patti globali, uno sui rifugiati e l’altro sulla migrazione sicura, ordinata e regolare – ha aggiunto Francesco –  vorrei incoraggiarvi nel vostro compito e nel vostro sforzo affinché la responsabilità della gestione globale e condivisa della migrazione internazionale trovi il suo punto di forza nei valori della giustizia, della solidarietà e della compassione».

Per farlo, dice il Papa, occorre un cambiamento di mentalità: «passare dal considerare l’altro come una minaccia alla nostra comodità, allo stimarlo come qualcuno che con la sua esperienza di vita e i suoi valori può apportare molto e contribuire alla ricchezza della nostra società.

Perciò, l’atteggiamento fondamentale è quello di «andare incontro all’altro, per accoglierlo, conoscerlo e riconoscerlo» (Omelia nella Messa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 14 gennaio 2018)». Il Santo Padre invita a considerare il migrante come una persona, un fratello, che va protetto e difeso sempre.

«Vorrei infine segnalare che nella questione della migrazione non sono in gioco solo numeri, bensì persone, con la loro storia, la loro cultura, i loro sentimenti e le loro aspirazioni – ha detto – Queste persone, che sono nostri fratelli e sorelle, hanno bisogno di una protezione continua, indipendentemente dal loro status migratorio. I loro diritti fondamentali e la loro dignità devono essere protetti e difesi».

Lo dice in chiusura, ma con grande forza: un’attenzione speciale «va riservata ai migranti bambini, alle loro famiglie, a quanti sono vittime delle reti del traffico di esseri umani e a quelli che sono sfollati a causa di conflitti, disastri naturali e persecuzioni».