Documento sinodo: Amazzonia, i danni dell’economia e nuovi cammini per la Chiesa

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La ricchezza della foresta e dei fiumi amazzonici «si trova minacciata dai grandi interessi economici che si concentrano in diversi punti del territorio. Tali interessi provocano, fra le altre cose, l’intensificazione della devastazione indiscriminata della foresta, la contaminazione di fiumi, laghi e affluenti (per l’uso incontrollato di prodotti agro-tossici, spargimento di petrolio, attività mineraria legale e illegale, dispersione dei derivati della produzione di droghe)».

E’ uno dei passaggi salienti del Documento preparatorio per l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi di ottobre 2019, divulgato oggi, sul tema Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale

I vescovi individuano proprio nei meccanismi distorti dell’economia e in particolar modo nella «mentalità estrattivista», una delle cause più profonde ed evidenti della crisi dell’ambiente e della società in queste zone della foresta amazzonica, dove a predominare, per via di una «prolungata ingerenza umana» è la «cultura dello scarto».

«A ciò si aggiunge il narcotraffico, che, sommato a quanto detto, mette a repentaglio la sopravvivenza dei popoli che dipendono delle risorse animali e vegetali di questi territori», si legge al paragrafo Vedere, identità e grido della panamazonia.

In maggioranza, vi si legge, «sono popoli indigeni, popoli delle rive dei fiumi e popoli di origine africana, espulsi dall’industria mineraria legale e illegale e da quella dell’estrazione petrolifera, accerchiati progressivamente dall’espansione delle attività di disboscamento».

Sono tre i paragrafi (vedere, discernere-giudicare ed infine agire), più un questionario finale indirizzato ai pastori affinché “vi rispondano consultando il Popolo di Dio”.

«D’altra parte, le città dell’Amazzonia sono cresciute molto rapidamente, accogliendo molti migranti e profughi costretti a fuggire dalle loro terre e sospinti verso le periferie dei grandi centri urbani che si protendono in direzione della foresta», prosegue il documento.

 

Al paragrafo tre, alla voce ‘dimensione profetica’,  si legge che «di fronte all’attuale crisi socio-ambientale, occorrono luci di orientamento e di azione per poter operare la trasformazione delle pratiche e degli atteggiamenti».

E i vescovi suggeriscono a questo proposito di «superare la miopia, la frettolosità e le soluzioni di corto raggio», affermando che  «È necessario mantenere una prospettiva globale e andare oltre gli interessi propri o particolari, per poter condividere ed essere responsabili di un progetto comune e globale».

Perché «Tutto è collegato», si fa strada l’esigenza di un «consenso intorno a un’agenda minima: sviluppo integrale e sostenibile, così com’è stato descritto in precedenza, che include allevamento e agricoltura sostenibili, energia non contaminata, rispetto delle identità e dei diritti dei popoli tradizionali, acqua potabile per tutti. Si tratta di temi fondamentali spesso assenti in Panamazzonia».

«Si deve trovare un equilibrio e l’economia deve privilegiare la sua vocazione in favore della dignità della vita umana. Questo rapporto di equilibrio deve tutelare l’ambiente e la vita dei più vulnerabili. Attualmente c’è «una sola e complessa crisi socio-ambientale» (LS 139)

Scrivono i vescovi che «la povertà che si è prodotta lungo la storia ha ingenerato rapporti di sottomissione, di violenza politica e istituzionale, aumento del consumo di alcool e di droghe – sia nelle città che nelle comunità rurali – e rappresenta una ferita profonda inferta ai diversi popoli amazzonici».

Per porre un rimedio i vescovi indicano “nuovi cammini”: dobbiamo «aggregare le forze per prenderci insieme cura della nostra Casa Comune». Serve una spiritualità nuova, «con lo stile di Gesù».

«C’è bisogno di una spiritualità di comunione fra i missionari autoctoni e quelli che vengono da fuori, per imparare insieme ad accompagnare le persone, ascoltando le loro storie, partecipando ai loro progetti di vita, condividendo la loro spiritualità e facendo proprie le loro lotte», si legge ancora.

«Una spiritualità con lo stile di Gesù: semplice, umano, dialogante, samaritano, che permetta di celebrare la vita, la liturgia, l’Eucaristia, le feste, sempre rispettando i ritmi propri di ogni popolo».

Per leggere il documento per intero cliccare qui.