Le ricchezze del suolo e del sottosuolo possono diventare la condanna dei popoli in America Latina.
Avviene a Panama, dove, in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, le organizzazioni cattoliche di Panama si sono pronunciate contro l’attività mineraria più deteriore nel Paese.
Lo scrive il NotiCum, rivista multimediale della Fondazione Cum di Verona, appena pubblicata.
Movimenti, associazioni, congregazioni religiose della Chiesa hanno protestato energicamente contro una industria predatoria e hanno segnalato situazioni irregolari.
Tra queste rientrano: «la concessione di oltre 25.000 ettari di terra nelle province di Coclé y Colón, la evidente negoziazione con imprese minerarie internazionali alle spalle del popolo e delle comunità danneggiate».
Inoltre hanno denunciato che è stato promosso un «processo di supposto dialogo sul tema
minerario senza la voce di attori che si oppongono a questo modello di sviluppo per il paese, e
senza rispettare il rifiuto delle popolazioni di Comarca Ngäbe-Bugle, senza rispettare la legge
speciale che proibisce questa attività nei loro territori».
Affermano che la giustificazione da parte del governo e di altre istituzioni, come la Banca
interamericana dello Sviluppo, per incrementare l’attività mineraria in questo momento è la
riattivazione dell’economia dopo la pandemia da COVID-19.
Ma i gruppi e i movimenti hanno fatto appello alla esortazione Querida Amazonía, e alle parole di Papa Francesco che invita a rispettare l’autodeterminazione dei popoli.
Cliccando qui il video di una delle proteste.