I vescovi della provincia ecclesiastica di Antofagasta, in Cile, hanno espresso il loro “rifiuto” e la loro preoccupazione “per i diversi episodi di detenzione, deportazione e vessazione che la popolazione migrante del Norte Grande ha subito da parte dall’Amministrazione Statale”.
Si tratta di una vera e propria denuncia, contenuta in un documento divulgato all’inizio di giugno e pubblicato dall’agenzia stampa Fides. Il tono è perentorio e i vescovi puntano il dito contro “importanti vizi di legalità” da parte dello Stato cileno.
“Come vescovi della Chiesa cattolica nel Norte Grande, chiediamo il rispetto dello Stato di diritto che deve governare tutte le azioni degli organismi statali, a maggior ragione quando si tratta di misure che incidono sulla libertà di circolazione delle persone che abitano il territorio nazionale”.
Una dichiarazione inoppugnabile, stilata in punta di diritto.
“Una procedura conforme alla legge non è un’opzione in uno Stato democratico come la Repubblica del Cile, indipendentemente dal fatto che le persone coinvolte siano cittadini di altri paesi”, dicono i vescovi.
I vescovi denunciano: “abbiamo appreso che gli attuali processi di detenzione e deportazione hanno registrato importanti vizi di legalità”, ricordando che la Cassazione “ha più volte dichiarato l’illegittimità degli atti amministrativi che espellono i migranti e il modo in cui questa è stata effettuata”.
Nella loro dichiarazione i vescovi inoltre sottolineano che le deportazioni vengono effettuate entro il termine fissato dalla nuova legge sulle migrazioni e gli stranieri, perchè i migranti che sono entrati clandestinamente nel paese possano lasciarlo volontariamente.
“Espellere le persone in questo scenario significa trasformare il contenuto dell’articolo 8 transitorio in lettera morta. Tanto più che i confini terrestri del paese sono chiusi e le condizioni per lasciare il Cile per altre destinazioni rimangono estremamente difficili e costose a causa della pandemia”.
Firmano il documento i vescovi Ignacio Ducasse Medina, arcivescovo di Antofagasta; Moisés Atisha Contreras, vescovo di San Marcos de Arica; Guillermo Vera Soto, vescovo di Iquique e Óscar Blanco Martínez, vescovo di San Juan Bautista de Calama.
I migranti che chiedono di poter passare le frontiere vengono in gran parte dal Venezuela, Paese pesantemente provato dalla crisi economica e dalla pandemia.