Il Burkina Faso in lutto, “preghiamo per dare forza ai cuori”

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Il Burkina Faso è in lutto e sotto choc per un duplice attentato che ha colpito allo stesso momento sia la comunità cristiana che quella islamica.

Quindici fedeli sono stati trucidati domenica scorsa durante la messa, in una chiesa cattolica di Essakane, nell’estremo nord del Paese.

Dodici persone sono morte sul colpo, mentre altre tre hanno perso la vita durante il ricovero in ospedale.

Nello stesso giorno, alle prime luci dell’alba, veniva colpita anche una moschea nell’est del Paese a Natiaboani, facendo una decina di vittime.

Secondo quanto riporta Al Jazeera «i terroristi sono entrati nella cittadina molto presto, hanno circondato la moschea e colpito i fedeli riuniti per la prima preghiera della giornata».

«Preghiamo per alleviare le ferite e dare forza ai cuori addolorati», ha scritto in una nota padre Jean-Pierre Sawadogo, vicario apostolico della diocesi di Doro.

Aggiungendo che la speranza è quella che possano «convertirsi quanti continuano a seminare morte e desolazione nel Paese».

Grande quasi quanto l’Italia (misura 274mila chilometri quadrati) il Burkina Faso, ex colonia francese, è nelle mani di una giunta militare golpista guidata dal comandante e presidente ad interim Ibrahim Traoré, dal 30 giugno 2022.  

«La caratteristica di questi attacchi – ci spiega padre Paolo Motta, missionario della Comunità di Villaregia a Ouagadogou  – è che non sono mai rivendicati, ma per esperienza sappiamo che si tratta di terrorismo jihadista finalizzato a controllare il territorio per scopi illeciti, anche se in quella zona non accadevano attentanti da qualche tempo».

Oltre un terzo del Paese è ancora nelle mani di gruppi islamisti legati ad Al-Qaeda: «i terroristi ad Essakane hanno agito in una zona al confine con il Mali, lontana dal controllo statale», ricorda la fonte.

Il Paese sta sperimentando una fase di militarizzazione in chiave anti-francese ed anticoloniale: è alla Russia di Putin e alla Turchia di Erdogan che guardano le giunte militari di Mali, Niger e Burkina e anche i giovani del Sahel entusiasti del nuovo corso.

“C’è un grande putinismo nel Sahel e si è creato il mito russo all’interno di un rinnovato orgoglio nazionale”, ci racconta un’altra fonte.

La velleità dei governi golpisti è quella di voler sconfiggere il jihadismo senza il sostegno europeo, nè tanto meno quello francese, ma con il supporto di armi e uomini russi.

“L’isolamento geopolitiche con la creazione dell’Alleanza Economica del Sahel (di cui fanno parte Mali, Burkina e il Niger) rischia di peggiorare la situazione sociale – ci spiega padre Mauro Armanino dal Niger.

“L’autarchia non ha mai dato grandi risultati. Temo che il peggio sia ancora davanti a noi se continuerà questa serie di opzioni di stampo autonomistico- militarizzato.

Il possibile totalitarismo finirà per nuocere ai più poveri”, dice padre Mauro.

“Un altro fattore preoccupante per la Chiesa del Burkina Faso è un crescente sentimento di rifiuto da parte della gente delle religioni legate all’era coloniale: ossia Islam e cristianesimo – ci racconta ancora padre Paolo Motta – In questo periodo stanno risorgendo tutte le religioni tradizionali africane, dall’animismo al kimbanguismo, come forma di orgoglio autoctono”.