«Facciamo un momento di silenzio per offrire al Signore tutte le vittime di questo
genocidio ed anche i nostri peccati di silenzio di fronte a quanto sta accadendo,
ricordando che Gesù, che è qui davanti a noi, si identifica con chi soffre, chi subisce
violenza, chi è emarginato e indifeso».
Con queste parole padre Pietro Rossini, missionario Saveriano, ha introdotto l’adorazione eucaristica di giovedì 22 presso la Casa madre dei Saveriani di Parma.
«Gesù che contempliamo in quest’eucaristia si identifica, oggi, con il popolo palestinese».
Il missionario si è domandato:
«Di quali altri segni abbiamo bisogno per convertire il nostro cuore e schierarci dalla
parte di chi soffre, proprio come ha fatto il Signore che stiamo adorando in questo
momento?
Nell’adorazione non adoriamo un pezzo di pane.
Ma un Dio vivo che ha scelto di farsi come noi, condividendo la nostra condizione umana fino a farsi addirittura cibo per noi».
Il saveriano ha poi aggiunto che «la strada per la pace è chiamare le cose con il proprio nome.
Quello a cui stiamo assistendo non è una guerra tra due eserciti, come ha detto ieri il presidente del Brasile Lula, dopo aver espulso l’ambasciatore Israeliano dal paese dicendogli che potrà tornare soltanto quando sarà finita questa carneficina».
Nella sua introduzione padre Pietro ha proseguito:
«Lo sterminio di massa dei Palestinesi non è iniziato il 7 ottobre dell’anno scorso, quando
Hamas ha invaso Israele rapendo centinaia di persone e uccidendone un altro migliaio.
La violenza e l’odio contro i Palestinesi nascono a partire dall’occupazione dei territori
Palestinesi da parte di Israele dopo la Seconda guerra mondiale.
I Palestinesi vivono sotto un regime di segregazione, paura e violenza da oltre 70 anni».