Non c’è pace nella Ghouta orientale in Siria. Anzi, più passa il tempo più i civili vengono presi di mira in quella che appare come la “battaglia finale” del regime (e i suoi alleati) per accalappiarsi le ultime zone rimaste sotto occupazione jihadista.
Sebbene sia quella finale, è una battaglia lunghissima e straziante, che vede sterminare con una ferocia inaudita le persone rimaste sotto assedio.
La lotta all’ultimo pezzetto di terra è combattuta tra le forze governative di Assad e l’aviazione russa da una parte, e i gruppi ribelli ancora asserragliati nei villaggi e nella zona orientale di Damasco, dall’altra. Il resto del mondo resta a guardare. In mezzo c’è la gente che muore.
Quello che al di fuori di ogni logica umana rimane ancora il Presidente della Repubblica Araba di Siria, Bashar Al Assad, ieri è andato a visitare ed incoraggiare i soldati siriani che combattono nella Ghouta, come riporta la Reuters.
Il Syrian Observatory for Human Rights ieri scriveva che gli aerei da guerra continuano a bombardare Ghouta e prendono di mira persino i rifugi sotto gli edifici scolastici.
Ad Arbin city le bombe hanno compiuto un massacro di civili lunedì scorso: 17 persone sono morte e tra loro c’erano 15 bambini e due donne, nascosti negli shelter sotto una scuola. Oltre a 52 persone rimaste ferite.
Sale così a 1454 morti il bilancio delle vittime siriane in questa zona di enclave, che dal 18 febbraio ad oggi è intrappolata e tenuta in ostaggio. A rimetterci ovviamente sono gli innocenti e i vulnerabili: bambini, donne, uomini, anziani che non hanno scampo: muoiono di fame se rimangono nascosti nei rifugi e nelle cantine sotto gli edifici; muoiono sotto le bombe (sganciate dall’alto, dunque dai russi) se provano a scappare anche seguendo i cosiddetti “corridoi umanitari”.
Ma la contabilità dei morti è procedura macabra e anche inutile se non viene seguita da una vera presa di posizione politica: le responsabilità del regime di Damasco e dei suoi alleati russi sono talmente evidenti che non provvedere alla rimozione di Assad e non fermare i massacri, (fermando una guerra interminabile) è un crimine contro l’umanità.
L’inerzia del mondo è dovuta in parte all’insistenza nel considerare sullo stesso piano tutti i contendenti e gli attori in campo.
Perché se è vero che la Siria è il terreno sul quale si combattono guerre per procura e se è vero che in campo ci sono tutte le forze internazionali (turchi, iraniani, americani, russi, ribelli e terroristi jihadisti) è anche vero che ci sono forze più colpevoli di altre. Come quelle che sostengono il regime di Damasco e il massimo della responsabilità e colpevolezza è nelle mani del regime stesso.