Il sistema delle caste e le difficoltà economiche fanno del Bihar uno degli Stati più arretrati dell’India del Nord. I missionari Giuseppini del Murialdo sono impegnati nel progetto “Periferie al centro” con una scuola per i bambini di Saksohara.
Non era molto lontano da qui il Buddha quando, seduto nella posizione del loto sotto un albero di fico, si spalancò a lui l’illuminazione perfetta. Da allora il Bihar, Stato indiano al confine con il Nepal, è sempre stato una specie di culla per tutte le religioni ed una delle poche località di questa regione, dove riescano ancora a dialogare.
«E’ questa una delle ragioni per cui siamo arrivati qui – spiega a Popoli e Missione padre Misihadas Govindan Sukumara, del consiglio generale dei Giuseppini del Murialdo -. La stragrande maggioranza della popolazione è indù, ma in questo territorio esisteva una piccola percentuale di cristiani ed un clima favorevole alla nostra presenza».
L’altro motivo che ha spinto i Giuseppini ad allontanarsi dal Kerala, dove erano arrivati nel 1998 chiamati dal vescovo di Cochin, Joseph Kureethara, è la grande povertà del Bihar.
Questo Stato, grande un terzo dell’Italia e con oltre 100 milioni abitanti, è uno dei più poveri della già povera India. Negli ultimdecenni il Paese asiatico ha conosciuto un significativo sviluppo economico, ma si è trattato di un progresso che non ha riguardato tutti.
Molte persone sono uscite dalla miseria, ma si calcola che potrebbero essere addirittura 300 milioni quelle che vivono ancora sotto la soglia di povertà (fissata a 50 centesimi al giorno pro capite).
L’indigenza riguarda il cibo, la carenza di acqua potabile, la mancanza di lavoro, il mancato accesso all’educazione e alle cure mediche, la corruzione endemica e, ovviamente, la precarietà abitativa. Delhi, Mumbai, Calcutta, Chennai sono tristemente famose per le loro baraccopoli.
«Nella nostra missione nel Bihar la gente soffre di ogni genere di privazioni, materiali e spirituali – racconta padre Paul Saji, da due anni a Saksohara -, e gli indicatori economici, che annunciano una prossima recessione in tutta l’India, non fanno neanche sperare nel futuro».
«Ci sono molti giovani in questo distretto – continua – ma la maggior parte di loro non ha un lavoro perché non possiede nessuna istruzione. Il sistema scolastico è molto arretrato. Ci sono pochissime scuole e così i giovani trascorrono il loro tempo seduti a chiacchierare, giocando a carte e in troppi facendo uso di droghe».
Qualcuno di loro emigrerà verso il Sud dell’India, attratto dal relativo benessere del Kerala o del Tamil Nadu, ma solo per trovare un lavoro occasionale o a bassa remunerazione.
«Anche nel Bihar, come in tutto il Nord, il sistema delle caste costituisce un grosso ostacolo alla nostra missione e al miglioramento di vita di tutti i poveri. Talmente radicato nella società che anche i bambini ne sono vittima ed in primissima età già iniziano a prendersi gioco ed emarginare quelli delle caste inferiori».
Forti della loro esperienza nel campo dell’educazione e della formazione professionale, i Giuseppini hanno lanciato il progetto “Periferie al centro”, con il quale vogliono garantire l’accesso alla scolarizzazione primaria e secondaria ai ragazzi che vivono nelle periferie rurali; colmare la lacuna dell’analfabetismo degli adulti attraverso il coinvolgimento dei genitori; diffondere anche tra i giovani più poveri la speranza e la cultura. A marzo, nella missione di Saksohara, viene aperto un asilo che accoglie i primi 50 bambini, e negli anni a venire l’istituto si allargherà ad almeno 1.500 studenti di elementari, medie e superiori.
«Lo stile educativo sarà quello del nostro fondatore San Leonardo Murialdo e della sua “pedagogia dell’amore”, che ci invita a formare buoni cristiani e onesti cittadini affinché ne perdantur, non se ne perda neanche uno».
(Foto concessa dall’autore)