«Vivere a Gaza sotto le bombe significa attendere il tuo turno. E chi non muore sotto le bombe muore per mancanza di medicine.
La speranza non c’è più: abbiamo raggiunto livelli di ingiustizia tali, cui mai eravamo arrivati nella storia. Quanti altri morti ancora?».
Yousef Hamdouna, operatore umanitario di Educaid a Gaza, arrivato in Italia appena due settimane prima del 7 ottobre, racconta così il dramma dei palestinesi della Striscia e quello della sua famiglia, nella trappola di Gaza.
«I miei colleghi e i miei famigliari a Gaza hanno paura che arrivi la notte». Perchè di notte le bombe colpiscono senza remore.
La platea di giornalisti tace e ascolta. Nessuna domanda.
Siamo all’hotel Nazionale di Montecitorio per la conferenza stampa indetta da Amnesty International e Aoi, Associazione Ong Italiane.
Nella sola giornata di ieri, ha denunciato il ministero della sanità di Gaza, sono stati uccisi 700 palestinesi. Si contano già 5.791 morti, di cui 2.360 minori e 1500 dispersi.
Amnesty e Aoi chiedono anzitutto un “cessate il fuoco” per consentire alla popolazione civile di riprender fiato e non soccombere sotto i bombardamenti aerei.
«E’ ora di cessare il fuoco e di rispettare il diritto umanitario internazionale», ha detto Silvia Stilli, presidente di Aoi.
Ma nel contempo si chiede al nostro governo di «esercitare pressioni su Israele affinchè ponga fine all’assedio totale della Striscia di Gaza, assicurando accesso al cibo, acqua, carburante, forniture mediche, elettricità e aiuti umanitari».
A Gaza manca tutto, è necessario che gli aiuti entrino anche da altri varchi oltre quello di Rafah dove comunque l’ingresso dei beni è centellinato.
La rete AOI conferma «la propria condanna dell’attacco terroristico di Hamas nel territorio israeliano e chiede l’immediata e incondizionata liberazione degli ostaggi».
Ma al tempo stesso «pretende l’attenzione della comunità internazionale tutta per la situazione di emergenza umanitaria e le migliaia di morti tra la popolazione civile a Gaza».
«Qui non c’è soltanto il diritto internazionale calpestato: è un’umanità che muore. Si distrugge e si uccide», incalza Luisa Morgantini, ex eurodeputata oggi attivista di Assopace Palestina.
«Noi abbiamo il dovere di tenere a mente il passato e il futuro: qui si consuma una occupazione militare dal 1967 e non dal 7 ottobre scorso», dice Morgantini.
Riccardo Noury portavoce di Amnesty International Italia parla di “punizioni collettive”.
«Sono violazioni gravi del diritto internazionale umanitario le punizioni collettive: già il blocco in vigore da 17 anni nei confronti di Gaza è una punizione collettiva, ma averlo rafforzato dimostra che Israele è la potenza occupante di Gaza occupata».
Nouri dice chiaramente che «l’Unione europea e l’Italia hanno deciso di affondare il diritto internazionale umanitario rinunciando a condannare inequivocabilmente i crimini di guerra commessi da entrambe le parti». Il doppio standard su Gaza e Israele è una realtà.
«E’ stata derubricata la questione palestinese ad una questione di aiuti umanitari: la popolazione palestinese a Gaza occupata ha bisogno di aiuti sì, ma anche di diritti e di giustizia», ancora Noury.