GMM: dal Ciad un carico di tesori cuciti dalle ‘regine’

La storia di un progetto delle suore francescane alcantarine

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I frutti più colorati della missione delle suore francescane alcantarine presenti a Bodo, villaggio africano del Ciad meridionale, hanno viaggiato in una valigia sulle ali della solidarietà.

Questo bagaglio è stato riempito con borse artigianali, realizzate con le pagne, quelle stoffe africane dai colori inimitabili.

Sono pezzi unici cuciti da Paterne, Brigitte, Priscilla, Janette, Eliane, Rosine, Natalie, Chanceline e Hervette, le sarte del laboratorio-atelier che suor Paola Letizia Pieraccioni ha aperto a Bodo per la produzione di accessori di african fashion.

«Sono le mie nembadje – dice la missionaria – cioè “regine” in lingua locale: sono regine per il loro portamento, l’eleganza innata, i vestiti che indossano, i copricapi colorati, il gusto che dimostrano di avere.

Eppure, ogni mattina escono dalle loro capanne costruite con terra essiccata, paglia, sterco di mucca, solo a volte una lamiera per tetto.

Eppure, nella società rurale del Ciad, le donne sono sottomesse, non vengono considerate alla pari degli uomini, spesso vengono abusate persino in famiglia.

Ma continuano a rimanere “regine”, come tutte le donne ciadiane.

Forse perché sono i pilastri della famiglia e del villaggio».

E’ sulla testa di una di loro che la valigia piena di borse artigianali, pronte per essere trasportate in Italia, ha cominciato il suo viaggio: a piedi dall’atelier al mercato, poi su una moto-taxi per 60 chilometri di fango e pozzanghere, «unico veicolo capace di attraversare le strade in questo periodo delle piogge», racconta suor Pieraccioni.

Poi la valigia è stata consegnata all’autista di un pullman, grazie al quale dopo una giornata di viaggio è giunta a Ndjamena, la capitale ciadiana.

Qui una coppia di amici della missionaria l’ha ritirata e consegnata ad un signore francese che, avendo scoperto l’Atelier Bodo, si è coinvolto nel progetto di solidarietà e ha dato la disponibilità per farla arrivare a Parigi.

«Dopo 24 ore, un corriere organizzato da una mia amica di Prato – prosegue suor Pieraccioni – è passato a prendere la valigia parigina e l’ha portata a Torino, dove la responsabile della Onlus il Giardino di Titta, i cui benefattori collaborano con noi suore alcantarine, attendeva le borse per il prossimo Natale».

Quest’incredibile viaggio è volato sulle ali della solidarietà, ma si è messo in moto per un obiettivo molto ambizioso: sconfiggere l’alcolismo che attanaglia la società locale, fenomeno nel quale le donne hanno un ruolo centrale perché sono loro a produrre la bilibili, bevanda alcolica di miglio fermentato che viene consumata a litri e svuota i granai di un alimento prezioso per l’economia locale.

D’altronde per le donne questo è uno dei pochi lavori che permette di guadagnare quel qualcosa indispensabile per le spese familiari.

Ma come convincerle a non produrre più la bilibili?

L’Atelier Bodo è stata la risposta di suor Paola Letizia e il tentativo di staccare la spina al fenomeno dell’alcolismo, offrendo alle donne un’alternativa di guadagno.

E così la missionaria, sostenuta dalla sua congregazione, si è messa in moto per sfidare la fragilità: il percorso è lungo, soprattutto perché le borse e gli altri manufatti di sartoria (come zainetti, cestini portapane, beauty case, porta tovaglioli, ma anche collane, orecchini, accessori per la moda) sono in cerca di acquirenti e di un canale di commercializzazione in Italia.

Ma il viaggio sulle ali della solidarietà ormai è cominciato e non si fermerà.