Il Messico piange altri due suoi sacerdoti: la mattanza dei preti coraggio, schierati contro i narcos, non si arresta.
Proprio ieri i nomi di German Muñiz Garzia e Iván Añorve, rispettivamente 42 e 34 anni, si sono uniti a quelli di altri 19 preti della lista delle vittime del narco-business degli ultimi cinque anni, il numero sale così a 21.
Sono stati uccisi in strada mentre attendevano il bus che li portava a Iguala.
Il sito di Vatican News scrive che «Germán Muñiz García, Iván Añorve e Rogelio erano partiti da Juliantla dove domenica avevano animato la festa della Vergine della Candelora e all’alba si erano messi in auto insieme a tre amici in direzione Taxco de Alarcón».
All’altezza di Iguala una vettura rossa ha sbarrato loro la strada ed un commando armato li ha crivellati di colpi.
Erano impegnati nel sociale, vicini ai poveri e anche molto coraggiosi, poiché schierati contro i Cartelli del traffico di droga.
I clan che controllano il narcotraffico, si accaniscono con particolare ferocia contro quei settori che possono costituire un’alternativa al loro dominio del terrore.
Tra cui, appunto, i sacerdoti. Il che spiega – scrive Lucia Capuzzi su Avvenire – il tragico paradosso per cui il Messico, una delle nazioni con il maggior numero di cattolici al mondo, sia anche, negli ultimi anni, quella con più preti e operatori pastorali ammazzati: quattro nel 2017, secondo il rapporto di Fides.
Molti di più quelli minacciati.