Gabon: la fine della dinastia Bongo, 55 anni nel Paese del petrolio

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La “Bongo Dynasty” è durata in Gabon oltre 55 anni. Ed è finita proprio oggi.

Con il Colpo di Stato militare che ha deposto il Presidente appena rieletto per un terzo mandato, Ali Bongo Ondimba, figlio di Omar Bongo Ondimba, al potere per 41 anni.

Ali Bongo, 64 anni di età, era stato eletto per la prima volta nel 2009 dopo la morte del padre: il passaggio di poteri di padre in figlio era la normalità nel piccolo Stato dell’Africa Occidentale, ricco di petrolio e tutto sommato pacifico.

Ma con un solo partito al potere, una concentrazione di ricchezze in poche mani e una libertà d’espressione davvero molto risicata, tanto da far pensare ad una piccola monarchia ereditaria.

«Fate rumore! Fatevi sentire!»: è stato l’appello lanciato quasi subito sui social da Ali Bongo, che si è così rivolto «agli amici» fuori e dentro il Paese.

Al Jazeera ha verificato e pubblicato il video (qui).

La modalità di questo Coup d’Etat (che getta ancora di più Parigi nello sconforto), somiglia molto a quella nigerina e degli altri Paesi saheliani: anche qui il Presidente è stato prelevato dai generali ed è tenuto in ostaggio in casa.

L’uomo forte di turno in Gabon si chiama Brice Oligui Nguema ed è a capo della Guardia Repubblicana.

La giunta golpista conferma gli arresti domiciliari del leader e di alcuni stretti collaboratori, nonchè del figlio del Presidente, Noureddine Bongo Valentin.

Con una superficie che è la metà di quella dell’ex ‘madre-patria’ coloniale (267mila km2 contro i 551mila 700 della Francia), il Gabon presenta un Indice di Sviluppo Umano elevato per gli standard africani: 0,706 per un 112esimo posto su 149.

Ma sulla redistribuzione del reddito ci sarebbe molto da dire.

«C’è da ricordare ancora che è uno dei Paesi più ricchi di petrolio al mondo. Petrolio e ricchezza di cui non ha mai beneficiato il popolo gabonese», spiega al telefono con noi l’attivista congolese John Mpaliza.

«E indovinate chi estrae questo petrolio e dove va a finire, ovviamente con la complicità dei Bongo? La Francia. Dopo 56 ani di “regno” in cui i Bongo hanno impoverito i gabonesi, mi chiedo perché questi militari non abbiano agito prima», dice.

La libertà di stampa e d’espressione è sempre stata una chimera sotto la dinastia Bongo: lo accertano i report di Reporter sans Frontiere che anche durante queste ultime elezioni avevano denunciato il fatto che la stampa estera era tagliata fuori dal processo elettorale.

«RSF condanna il rifiuto del  governo gabonese di accordare qualsiasi tipo di accredito stampa ai giornalisti stranieri per coprire le elezioni del 26 agosto», si legge.

Non si tratta comunque della prima elezione contestata: nel 2016 il candidato dell’opposizione di origini cinesi, Jean Ping aveva rivendicato una supposta vittoria:

«il presidente del Gabon sono io, il risultato è frutto di brogli», denunciava allora.

(La foto di Pixabay è priva di copyright)