I ricchi a Davos: una “plutocrazia” che crea disastri

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I “grandi” del mondo arrivano a Davos per il consueto World Economic Forum oggi, nel momento in cui Oxfam divulga un dossier spiazzante sulle disuguaglianze.

La Ong britannica inRicompensare il lavoro, non la ricchezza”, afferma che «nel corso dell’ultimo anno il numero dei miliardari è aumentato come mai prima: uno in più ogni due giorni».

Non solo. Scrive che «attualmente vi sono nel mondo 2.043 miliardari» e che nove su dieci sono uomini.

«La ricchezza di questa élite si è accresciuta di 762 miliardi di dollari nell’arco di 12 mesi, un incremento che, a titolo comparativo, rappresenta 7 volte l’ammontare delle risorse necessario per far uscire dallo stato di povertà estrema 789 milioni di persone».

Se la povertà non è una fatalità (come ripete Papa Francesco), la ricchezza lo è ancora meno.

E infatti si nutre di quelle disuguaglianze che essa crea ad hoc per prosperare.

Insomma: i ricchi sono straricchi proprio perché i poveri non escono dalla povertà, sembrano concludere gli analisti.

Il gap tra ricchi e poveri ha spiegato anche Papa Francesco «dipende oltre che dai diversi comportamenti individuali, anche dalle regole economiche che una società decide di darsi. Si pensi alla produzione dell’energia, al mercato del lavoro, al sistema bancario, al welfare, al sistema fiscale, al comparto scolastico».

Queste parole Francesco le ha pronunciate nel corso di un incontro, lo scorso 20 ottobre, della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Dicendo chiaro e tondo che se «prevale come fine il profitto, la democrazia tende a diventare una plutocrazia, in cui crescono le diseguaglianze e anche lo sfruttamento del pianeta».

Inoltre questa ricchezza dei pochi è spesso sempre più frutto dell’azzardo finanziario: patrimoni ereditati, monopoli acquisiti, investimenti che fruttano soldi, senza che dietro vi sia il lavoro umano.

Questo è un altro aspetto che Oxfam denuncia nel suo dossier:

«È sempre più ampiamente dimostrato che gli attuali livelli di disuguaglianza estrema vanno ben al di là di quanto possa essere giustificato dal talento, dall’impegno e dalla propensione al rischio – dice – molto spesso sono piuttosto frutto di eredità, monopolio o legami clientelari con i governi. Circa un terzo dei patrimoni dei miliardari sono ereditati. Nel corso dei prossimi 20 anni 500 tra le persone più ricche al mondo trasferiranno ai propri eredi oltre».

Ed è per questo che nel suo messaggio ai ricchi di Davos il Papa ieri ha scritto che  bisogna riportare «l’uomo al centro dell’economia», creando «una società inclusiva, giusta e che dia supporto», anziché distruggere.

In vista del meeting svizzero, in realtà, anche il Fondo Monetario Internazionale ha messo in guardia: se è vero che l’economia cresce «più velocemente del previsto» (economy is growing faster than expected), è anche vero che stavolta rischia un tonfo più grosso del solito.

Il direttore del Fmi, Christine Lagarde, ha spiegato che non c’è investimento sufficiente in capitale umano o tecnologia.

La crescita che genera bolle, scoppia prima e crea crisi sempre più forti (è harder, dice il FMI).

Dunque questo tipo di ricchezza squilibrata non è un danno solo per chi rimane tagliato fuori dai proventi, ma alla lunga diventa pericolosa anche per chi appare come beneficiario: quell’1% che detiene il 99% delle risorse mondiali.

Dietro questa plutocrazia non c’è lavoro, non c’è produzione, c’è soprattutto speculazione, dicono in coro i detrattori di Davos.