Il Papa sarà in Iraq a marzo prossimo, per una visita apostolica che è destinata a lasciare il segno. Questo viaggio è già considerato “storico”. Un simbolo importante di riconciliazione per l’intero Paese del Medio Oriente, martoriato da anni di guerra.
“Il Papa porta un messaggio di conforto per tutti in un tempo di incertezza”: a dirlo è il patriarca caldeo di Baghdad, Louis Raphael Sako, che ha diffuso oggi un messaggio rivolto “ai cristiani e a tutti gli iracheni”.
L’agenzia stampa Sir rilancia le parole del cardinal Sako: questo viaggio, dice il patriarca, “incoraggerà gli iracheni a superare il passato doloroso”, e li condurrà ad una “riconciliazione”, alla cura di ferite orami aperte da anni, “per unirsi e aiutarsi in vista dello sviluppo, della pace, della stabilità, del consolidamento della convivenza, del rispetto della diversità e del pluralismo, essendo fratelli differenti di un’unica famiglia e cittadini della terra di Abramo, l’Iraq, la loro casa comune”.
Per i cristiani, scrive Sako, la visita del Papa è “un’occasione di pellegrinaggio alle nostre radici, di conversione e di attaccamento alla nostra identità cristiana e irachena; un’occasione per riflettere e per trovare un piano di azione affinché la Chiesa diventi più entusiasta nel tornare alla radicalità evangelica, più vicina alla gente”.
Il patriarca ricorda le sfide della Chiesa caldea irachena e delle altre Chiese sorelle in Iraq e nel Medio Oriente: “Pressioni politiche, economiche e sociali a motivo dei conflitti, dell’estremismo, dell’emigrazione, delle conseguenze della pandemia del coronavirus – realtà tutte che hanno confuso la visuale e complicato le relazioni e il lavoro”.
Da qui un appello a “essere responsabili, a capire l’importanza di rivedere la nostra riflessione spirituale, pastorale, ecumenica e pedagogica, lontani dai concetti errati e della ricerca del predominio e del prestigio”.
Il patriarca caldeo incoraggia all’ecumenismo e al dialogo interreligioso con l’Islam: “La nostra Chiesa caldea – scrive – per essere più viva e presente, deve diventare Chiesa di Cristo, del Vangelo e dell’evangelizzazione, della catechesi cristiana, del servizio e della pastorale. Chiesa dello Spirito Santo e della piena comunione con la Chiesa Cattolica, impegnata nel rinnovamento del Concilio Vaticano II e Chiesa del dialogo ecumenico con le Chiese sorelle, della convivenza e del dialogo con le religioni, specialmente con l’islam”.