Greenpeace e ReCommon fanno causa ad Eni per danni climatici

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Questa mattina Greenpeace Italia, ReCommon e dodici tra cittadine e cittadini italiani hanno notificato ad ENI un atto di citazione.

L’atto riguarda «l’apertura di una causa civile nei confronti della società, del Ministero dell’Economia e delle Finanze e di Cassa Depositi e Prestiti (queste ultime due realtà in qualità di azionisti che esercitano un’influenza dominante sulla società) per i danni subiti e futuri, in sede patrimoniale e non, derivanti dai cambiamenti climatici a cui ENI ha significativamente contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni, pur essendone consapevole».

Lo si apprende da un comunicato stampa di ReCommon che scrive: «Le due associazioni e gli attori coinvolti valutano che l’attuale strategia di decarbonizzazione di ENI sia palesemente in violazione degli impegni presi in sede internazionale dal governo italiano e dalla stessa società».

Inoltre sia le due organizzazioni sia le cittadine e i cittadini coinvolti nella causa – provenienti da aree già colpite dagli impatti dei cambiamenti climatici – «chiederanno al Tribunale di Roma l’accertamento del danno e della violazione dei loro diritti umani alla vita, alla salute e a una vita familiare indisturbata».

Gli attori che hanno intentato la causa chiedono inoltre che ENI sia obbligata a rivedere la propria strategia industriale per ridurre le emissioni derivanti dalle sue attività di almeno il 45% entro il 2030.

«Viene infine chiesta la condanna del Ministero dell’Economia e delle Finanze, azionista influente di ENI, ad adottare una politica climatica che guidi la sua partecipazione nella società in linea con l’Accordo di Parigi». Ritengono inoltre inaccettabile che, a fronte di extra profitti record realizzati nel 2022, ENI continui a investire nell’espansione del suo business fossile, a danno del clima e delle comunità locali che in tutto il mondo subiscono gli impatti del riscaldamento globale.

La conferma di Claudio Descalzi al vertice della società da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, avallata dall’intero governo, rende inoltre quest’ultimo complice di scelte che aggravano la crisi climatica.  «La Regione in cui vivo, il Piemonte, subisce già oggi gli effetti di una drammatica siccità, come dimostra il bassissimo livello delle precipitazioni registrato quest’inverno», racconta una delle cittadine che hanno fatto causa.

«Un problema che probabilmente si aggraverà in futuro. Ecco perché ho deciso di partecipare a questa azione legale in qualità di parte lesa».

#LaGiustaCausa è il nome della campagna che promuove l’iniziativa legale contro ENI, la prima del suo genere contro una società di diritto privato in Italia – e si inserisce nel novero delle cosiddette climate litigation, azioni di contenzioso climatico il cui numero complessivo, a livello globale, è più che raddoppiato dal 2015 a oggi, portando il totale di cause a oltre duemila.

(La foto Pixabay è priva di copyright)