Siria: “Amici di Paolo Dall’Oglio”, dibattito pubblico su violazioni diritti umani

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Per tenere accesi i riflettori sulla Siria e continuare a denunciare le gravi violazioni dei diritti umani ai danni dei civili, l’Associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio, il prossimo 18 dicembre organizza a Roma un dibattito pubblico su “pacifismo, pacificazione e crimini contro l’umanità in Siria.”

Intervengono Riccardo Cristiano e Amedeo Ricucci per l’Associazione, Franco Uda (Responsabile nazionale Pace, diritti umani e solidarietà internazionale ARCI) Martina Pignatti (Presidente di Un ponte per…).

La conferenza si tiene presso il palazzo dell’ex Inpdap, in via Santa Croce in Gerusalemme angolo Via Statilia.

Sulla sorte del gesuita rapito in Siria nel 2013 non si hanno notizie certe, sebbene si siano circolate anche di recente, illazioni circa la sua morte. Ma non c’è mai stata alcuna conferma delle ipotesi più nefaste sulla sorte di padre Paolo.

Alla domanda rivolta da un giornalista, subito dopo la caduta di Raqqa, padre Jacques Murad, della comunità monastica di Deir Mar Musa, fondata dal gesuita Dall’Oglio, ha risposto: «non è la prima volta che qualcuno mette in giro voci sulla sua morte, e ogni volta dicono cose completamente diverse.

Per quale motivo l’ultima versione dovrebbe essere più credibile delle precedenti? Non portano mai dati e elementi concreti. E noi continuiamo a sperare e a pregare».

Il conflitto siriano durato sei anni e mezzo e che ha ucciso 400mila persone, è entrato ora in una fase di apparente fine delle ostilità.

Si è attivata la macchina della diplomazia per il successivo processo di pacificazione negoziale: lo Stato Islamico è stato scalzato dalle principali roccaforti in Siria, mentre i due blocchi rivali (che hanno combattuto i jihadisti), la coalizione Assad- Russia – Iran da una parte, e quella guidata dagli Stati Uniti dall’altra – discutono il nuovo assetto post-bellico.

La parte del leone diplomatico la gioca la Russia: ospitando i leader di Iran e Turchia in un resort sul Mar Nero, a Sochi, il mese scorso, Putin ha dichiarato che ci sarebbe «una possibilità concreta» di metter fine alla guerra, e che «l’intervento russo è stato decisivo per ribaltare le sorti del conflitto in favore di Assad».

In realtà le violazioni dei diritti umani e gli effetti degli embargo – soprattutto da parte delle forze di regime – sui civili, proseguono senza sosta proprio per assicurare una più grossa fetta di territorio ai contendenti in sede negoziale.

Queste violenze sono continuamente denunciati da Amnesty International e dal Syrian Observatory for Human rights.

«La popolazione civile è sottoposta a crimini di guerra da anni ma ora il governo ha ulteriormente stretto l’assedio e aumentato gli attacchi contro i civili e gli obiettivi civili – ha dichiarato Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International –.Questa coercitiva strategia militare, consistente in assedi e bombardamenti prolungati, è usata come tattica dal governo e dai suoi alleati per spingere i gruppi armati a negoziare una resa.

Tuttavia, come nel caso di Daraya, al-Waer e Aleppo est, questa tattica ha compreso uccisioni di civili, riduzione alla fame della popolazione e sfollamenti forzati di civili».