La preghiera ha un’efficacia straordinaria che va riscoperta e messa in pratica. Per questo oggi il Papa ha chiamato a raccolta i fedeli nella basilica di San Pietro, chiedendo di pregare insieme per la pace in Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo.
«Volevo compiere una visita in Sud Sudan, ma non mi è stato possibile», ha detto il Santo Padre, durante l’allocuzione finale, in una basilica gremita ed allietata da canti anche in lingua Swahili.
La preghiera però, ha aggiunto, «è più potente» anche della presenza fisica e perciò serve a «gettare semi di pace» in quelle terre d’Africa martoriate. Una pace che parte dal cuore di ognuno per irradiarsi nel mondo.
Per papa Francesco i conflitti e le guerre tra Paesi o dentro uno stesso Paese, non sono poi così diversi dai conflitti interni, tra noi uomini. Conflitti piccoli e grandi hanno tutti una stessa matrice: la chiusura del cuore.
«Il Signore ci concede di essere artigiani di pace ovunque siamo. Lavandoci i piedi gli uni gli altri”, ha aggiunto il papa, ricordando il Vangelo di Giovanni (13, 12-17) perchè “un servo non è più grande del suo padrone».
E ancora: «noi cristiani sappiamo che la pace è possibile perchè Cristo è risorto. E’ la nostra pace», contro i mali che sono «superbia, avarizia, brama di potere».
Una delle intenzioni di preghiera (la cerimonia ha avuto una durata di un’ora circa e si è conclusa con la benedizione di due statue della Vergine che saranno portate in Sud Sudan e Congo), recitava: «aiutaci a superare ciò che ci divide dagli altri: tribalismo, politica, giudizi, pregiudizi».
Nella preghiera un’attenzione speciale alle donne: “In Sud Sudan e Congo le donne spesso sono lasciate sole (…). Molte vengono abusate, rese oggetto di tratta e usate come armi di guerra”.
Infine lintercessioni: «per i governanti e i gruppi armati che sono in guerra, perchè siano convertiti nello spirito di Dio per avviare un vero dialogo che ponga fine alle guerre».