«Dal punto di vista economico, il Brasile dei ricchi cresce esponenzialmente: quattro anni di governo Bolsonaro ha liberalizzato ogni cosa possibile – dalle armi alle terre in Amazzonia, all’estrattivismo delle miniere – e ha ridotto i diritti dei lavoratori».
In questa video-intervista Sandro Gallazzi e Annamaria Rizzante, coppia missionaria in Brasile da 40 anni, parlano di quanto il Paese sia regredito con Jair Bolsonaro.
Il servizio è contenuto nel NotiCum di febbraio.
E dell’immane sforzo che spetta a Lula, chiamato a ripristinare la giustizia sociale perduta. I missionari italiani in Brasile sono decisamente dalla parte del Presidente che ha finalmente ripreso il suo posto.
«Lula ha tirato fuori 40 milioni di brasiliani dalla povertà con la bolsa familia e altri strumenti di welfare – dicono – che aldilà di tutto hanno funzionato. Si assegnava la bolsa familia solo se i figli frequentavano la scuola, ad esempio.
Quattro anni di Bolsonaro hanno fatto ripiombare il Brasile nella fame, lo
dicono le statistiche».
Complice il mondo del lavoro senza regole, e quindi sottopagato, quasi schiavo: il salario minimo in Brasile è di 1250 reais, nemmeno 250 euro al cambio di oggi.
Non manca una critica motivata alla Chiesa brasiliana:
«La Chiesa cattolica perde terreno, mangiata dall’indifferentismo e dal pentecostalismo che predica prosperità per tutti, come se tutti i giorni giocasse la nazionale di calcio», dicono.
Nel frattempo una buona fetta di brasiliani si alza alle 5 del mattino, rientrando alle 8 di sera per 50 reais al giorno, ossia circa 10 euro.
«Questa è la vita di chi ingrossa le favelas o le periferie delle città, non certo di chi sta bene e queste cosa fa di tutto per non vederle. Ci sembra di essere tornati negli anni ’80, in piena dittatura!».