Dal Niger al Burkina Faso: un missionario e la memoria di Sankara

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Sono dei contenitori di sabbia equamente distribuita nelle corsie delle strade asfaltate e di quelle in terra battuta.

Costituiscono a tutt’oggi il luogo principale d’incontro di mezzi e persone. Buona parte della vita, per una moltitudine di gente, succede sulla strada.

Commercio, deambulazione, ricerca del pane quotidiano e convivialità spicciola.

Quanto alla vita politica in strada, come ad esempio le manifestazioni politiche, a parte una recente e isolata eccezione, esse sono vietate dal 2018.

In altri tempi ciò sarebbe apparso intollerabile mentre oggi questo stato di cose rasenta la banalità.

Eppure nel confinante Burkina Faso la strada e le piazze (e le caserme) giocano un ruolo primordiale.

Proprio oggi, il 15 di ottobre del 1987, era assassinato il capitano Thomas Sankara, presidente di questo Paese fratello.

Sono passati 35 anni e la sua memoria continua ad inquietare e interrogare i giovani africani d’oggi, in cerca di testimoni autorevoli.

Le strade di Niamey rendono visibili coloro che sovente non lo sono, vuoi per scelta oppure per dimenticanza.

I mendicanti emergono dal ‘sottosuolo’ specie di venerdì che poi è il giorno della preghiera nelle moschee più capienti.

Contribuiscono ad assicurare, in cambio di una modica elemosina, il guadagno del paradiso ai benefattori o comunque un accorciamento consistente delle pene legate alle mancanze più gravi. Giocano dunque, senza forse immaginarlo, un ruolo salvifico del tutto ragguardevole.

Proprio come gli scolari delle numerose scuole coraniche, impegnate ad offire i primi rudimenti del Corano e allo stesso tempo ad inculcare, nella testa degli scolari, che la mendicanza è una virtù da coltivare.

I mercanti e venditori, che lungo le strade hanno piazzato negozi, magazzini precari, laboratori, officine per riparare i pneumatici, meccanici per moto e cammellieri, assieme a vari portatori di handicap, cercano di rendersi prossimi dei clienti che transitano.

Profittano delle rotonde intasate all’ora di punta coi vigili protagonisti.

Sì, perchè, nel frattempo, tra la stagione delle piogge, le incertezze delle linee elettriche, l’assenza di manutenzione e, in generale, la precarietà dei colori, i semafori coi secondi contati hanno in fretta fatto il loro tempo.

Si ritorna al regime abituale di stile anarchico-conviviale dove, infine, a passare per primi sono i mezzi più pesanti e i taxi che conoscono a menadito le insenature della sabbia stradale. Nelle strade ci sono i cittadini qualunque, coloro che ‘si cercano’, ossia quanti sopravvivono al quotidiano e gli animali che assicurano la compatibilità della capitale con la tradizione.

Capri, dromedari e asini hanno un posto riconosciuto e accettato dalla collettività urbana: quasi un privilegio di cittadinanza. Cani e gatti sono rari.

La strada è stata riconoscente, infine, per la pioggia scesa ieri sera, fuori tempo massimo, eppure gradita.

Una benedizione, affermavano con certezza i fedeli che gremivano la cattedrale di Niamey, che l’hanno lungamente applaudita perchè aveva accarezzato le loro preghiere.